MIRANDA

La storia racconta che il toponimo derivi da"Miranda est"(ammirala da lontano). Suggestivo Castello Medioevale edificato a m 597 s.l.m. in uno sperone di roccia in posizione strategica domina sovrano su Terni con una visibilità totale
Durante tutto il Medioevo ebbe un ruolo di vedetta di fondamentale importanza per la conca ternana, infatti consente il controllo di tutta la valle del Nera da Narni a Ferentillo, dell'imbocco Della valle del Serra ( Rocca San Zenone), di San Gemini e di Cesi.
La vecchia strada che dal bivio di Larviano si inerpica verso il Castello ancora oggi sale impervia Ridotta a un selvaggio sentiero. (è in progetto la ristrutturazione anno 2003)
Un'altra strada che collega Miranda con il porto delle Marmore è testimoniata da un documento Datato 1426 contenente gli atti di un processo svoltosi contro alcuni abitanti di Rieti, evasori delle gabelle di Terni.
L'altra via che parte da Piefossato risale sotto le pendici del Monte Cacciano costeggiando il fosso Carronaro fino alla chiesa di San Liberatore, vicino una sorgente di acqua fresca, e di quì con la via della fonte si sale fino alla confluenza delle altre strade nel piazzale antistante la porta del castello. Le strade di Larviano e la via della fonte erano controllate da due torri, fortificate sul crinale della collina vicino le vie suddette. L'ingresso del castello Medioevale situato ad est ancora oggi visibile dalla porta che conserva il drago, stemma del Comune di Terni, alla sua destra c'era il torrione con bocche da fuoco, da qui, si diramano le mura castellane attualmente conservate nei tratti est e sud-est, mentre ad ovest hanno subito crolli e demolizioni. Esistono altri due ingressi secondari a nord e a sud, ormai quasi del tutto perduti. A nord nella parte più alta del paese sorgeva la torre pentagonale fortificata su roccia viva con mura larghe quasi due metri di spessore, doveva essere di dimensioni ben più vaste. Da fonti trecentesche sembra che si accedeva alla torre da un ponte levatoio. Di fronte alla rocca adiacente alla chiesa della Santissima Trinità ergeva la chiesa di Santa Maria della Rocca ormai scomparsa. Nel 1610 con tassazione dei cittadini viene ampliata la chiesa della Santissima Trinità Ovvero per "unire il cimitero con la detta chiesa". Per ingrandire la chiesa parrocchiale si occupò un ambiente adiacente, l'oratorio dei disciplinati del Corpo di Cristo, che notoriamente si occupava della sepoltura dei morti. Tracce di questo oratorio sono visibili sulla faccia alta della chiesa, dove appaiono, oltre ad una finestra crociata in travertino di fattura rinascimentale, una scultura raffigurante l'agnello mistico e i segni di un ingresso, tamponato a livello della strada. L'ampliamento dell'edificio parrocchiale ultimato già nel 1660 viene descritto con l'altare maggiore e le sei cappelle laterali, come la disposizione attuale. A sud-ovest del castello lungo le cinta muraria era stata edificata la chiesa di Santa Maria, sede della confraternita laicale la quale a sue spese fece costruire nel 1513 la chiesa di San Liberatore, provvedendo poi al suo mantenimento e l'organizzazione della festa del patrono, ciò è testimoniato da un architrave posto sopra la porta centrale, recante un'iscrizione che ne ricorda la costruzione in forme rinascimentali. Per lo stato di degrado ormai totale la chiesa di Santa Lucia viene sconsacrata e inseguito venduta, oggi sorge un'abitazione. Del palazzo comunale sappiamo che nel 1610 dai registri del castello era detto volgarmente corte, e che presumibilmente era ubicato nei pressi della chiesa di Santa Lucia, già in stato di degrado come tutta la zona gran parte diroccata. I resti storici e le strutture di carattere militare ancora oggi visibili confermano il ruolo politico di Miranda nel medioevo. Il documento più antico della storia di Miranda è datato 1443 dove il conte Transarico la dona a Narni, ma nel 1234 viene ceduta alla Santa Sede il cui diritto acquisito sul castello sarà contrastato dal desiderio di autonomia degli abitanti: Offreduccio e Martuccio di Bonconte, approfittando della presenza di Federico 2° nella conca Ternana, danno luogo a una breve parentesi di governo che si concluderà nel 1268, in seguito alla morte di Offreduccio, il castello tornò al comune di Narni. La lontananza dei Pontefici da Roma scatenò guerre locali per il possesso di Miranda. Nel 1313 Papa Clemente ordina ai Ternani ai Reatini e ai Todini distruzione del castello di Miranda, favorendo la politica di Narni. Dopo un tentativo di conciliazione la rocca di Miranda fu assediata dall'esercito del rettore del patrimonio di San Pietro, da questo momento Miranda diviene un caposaldo della difesa del territorio del patrimonio di San Pietro nella provincia della Tuscia, insieme a Cesi controlla la conca Ternana con strategiche segnalazioni ottiche. Nel 1421 il Castello di Miranda fu sottomesso da Corrado III dei Trinci di Foligno dominando fino al 1439. Dopo una trattativa patrocinata da Giovanni Mazzancolli, il 12 Maggio 1453 Nicolò V in seguito al pagamento di 3000 Ducati d'oro concede al Comune di Terni il Castello di Miranda. Dopo tale passaggio, per il Castello sembra che il tempo si sia fermato, infatti le abitazioni, le strade e le mura castellane vanno riducendosi in stato di degrado e di abbandono da parte degli abitanti. Notizie storiche ci ricordano che nel 1623 nel Castello vivevano 119 famiglie e che dovevano pagare 5 Scudi e 95 Baiocchi ai priori di Terni per la legna e il balio. Lo stato di allarme di questo Feudo fu dato nella riunione del 31 Maggio del 1772 in cui si decide di mandare da presentare al consiglio di Terni perché "prenda qualche provvedimento" ma lo spopolamento e l'abbandono non si arrestano, nel corso del secolo successivo nel 1892 in una visita, il Vescovo Boccanera definiva l'oratorio del Santissimo Sacramento "un vero sfasciune". Nel passare del tempo la costruzione e le ristrutturazioni di alcuni edifici hanno conservato quell'effetto scenico che possiamo ammirare e che fanno rivivere delle antichità fiabesche. Per altre costruzioni compresa la via interna è considerata una vera e propria manomissione, lasciando la costruzione "autentica" sotto il cemento e il nuovo lastricato. Da far notare l'interesse, quanto tenessero, gli antichi abitanti del castello alla via della fonte, per mantenere agibile la strada e la fonte di "San Liberatore" che sicuramente erano luoghi frequentati Abitualmente. Oggi il centro si raggiunge risalendo la nuova strada asfaltata che nei pressi di Larviano dirama dalla via che collega Valenza con Papigno. Da segnalare le accoglienti strutture turistiche in prossimità del paese: il ristorante lu vecchiu spizzicu in località Larviano, il ristorante il focolare in località Ponte Pacelli, il ristorante il boschetto di villa Poli in posizione panoramica a Miranda, e nel periodo della raccolta delle olive si può fare visita al frantoio Fioretti in vocabolo Larviano per degustare l'olio biologico novello con una deliziosa bruschetta.

ORATORIO DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

Novum oratorium amplissimum” che il vescovo Lunnel invita ad allestire durante la visita condotta nel 1571.

Si tratta di un grande ambiente coperto da volta a padiglione con schifo centrale delimitato da un marcapiano decorato con greca,che prende luce da due finestre strombate poste sul lato corto e al termine della parete sinistra mentre quella ad essa prospiciente risulta tamponata. L’attuale ingresso probabilmente ricalca l’originario alternandolo per le maggiori dimensioni. Sulle pareti si svolge un ciclo pittorico con scene relative a episodi della vita di Cristo, di forma rettangolare e ovale, contenute in riquadri decorati scanditi dalla presenza alternata di sibile e profeti. L’andamento è speculare nelle pareti lunghe, quella di fondo è occupata dall’altare caratterizzato da cornici modulari in stucco policromo: al centro un riquadro rettangolare di maggiori dimensioni, privo di soggetto, con trabeazione superiore sulla quale si impostano due volute con al centro il simbolo dell’eucarestia: il calice con l’ostia nella quale con tratti veloci è raffigurata una crocifissione; nei riquadri laterali sono effigiati un santo forse da identificare con San Giovanni Battista e una Santa di tarda esecuzione. La narrazione prende inizio nella parete sinistra con la rappresentazione dell’ultima cena e svolgendosi in senso antiorario si conclude con la Resurrezione. Nel cartiglio del profeta David, il primo della parete destra, si legge la data di esecuzione. La narrazione prende inizio nella parete sinistra con la rappresentazione dell’ultima cena e svolgendosi in senso antiorario si conclude con la resurrezione. Nel cartiglio del profeta David, il primo della parete destra,si legge la data di esecuzione, 1584 e parzialmente il nome Sebastiano, elementi che attribuiscono l’esecuzione del ciclo al pittore e scultore Sebastiano Flori (di) fiorentino presente a Terni e dintorni a partire dal 1560 con numerose opere in parte conservate: altari nelle chiese di Collescipoli, di Poscargano e di Piediluco, l’intera decorazione della Cappella della Croce Santa in San Francesco di Terni, di alcune sale di Palazzo Spada e di Palazzo Bianchini-Riccardi; altre perdute ma note attraverso documenti d’archivio: a Terni esecuzione di decorazioni in stucco e affresco per la cappella nella demolita chiesa di San t’Antonio, per altre della cattedrale e per quella della chiesa di San Lorenzo, decorazioni pittoriche anche nell’abside della chiesa di San Francesco di Narni; brani superstiti sono in Sant’Egidio vecchio di Montoro mentre la decorazione del chiostro di San Pietro di Terni attende di tornare alla luce. Una intensa attività che evidenzia anche l’aspetto d’architetto per cui il Flori viene richiesto e che lo vede sicuramente a capo di una bottega specializzata che condurrà i lavori nella tarda maturità del maestro, come nel caso dell’oratorio di Miranda e della chiesa abbaziale di San Faustino nei pressi di Massa Martana. La fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ha curato il restauro del ciclo che nell’individuazione risalente negli anni novanta si presentava in minima parte risparmiato dallo scialbo. Nello svolgimento dei tre lotti di lavoro, affidati alla ditta Conserva di Gianni Castelletta di Montefranco sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza bappsae dell’Umbria, è stato possibile recuperare l’estensione della superficie e in parte il partito decorativo al fine di consentire, attraverso la ricostruzione di moduli decorativi, una maggiore leggibilità di questo ciclo pittorico e restituire il significato salvifico del programma iconografico.

 


Home | ContattiCredits